giovedì 6 dicembre 2007
Strategie e scenari
mercoledì 28 novembre 2007
Bisogno di Cambiamento
mercoledì 21 novembre 2007
Contro i giovani
Il libro “Contro i giovani” di Tito Boeri e Vincenzo Galasso (edito da Mondadori) è una “denuncia, ma anche una proposta per aprire un confronto”. Partendo dall’avvicinamento e dal raffronto di vite diverse in società in qualche punto simili (nonostante il Paese sia sempre l’Italia, si va da un Giovanni 1932 fino ad un Carlo 1982), i due autori ci portano per mano ad un’analisi critica del Paese, con particolare riferimento alla preoccupante situazione previdenziale e al delicato, e tanto snobbato, tema dell’investimento sul capitale umano.
L’analisi che Boeri e Galasso fanno all’interno di “Contro i giovani” è estremamente scorrevole e coinvolgente; numerosi sono i dati forti che sorprendono il lettore portandolo anche a qualche risata nervosa e alquanto ironica. Più volte si coglie “la palla al balzo” (i riferimenti al mondo sportivo sono tanti) per calciare “l’età della politica”; altre volte, invece, si fa un “tackle” con realtà europee che ben ci possono sbeffeggiare per quanto riguarda “inquinamento” o “precarietà giovanile”.
Personalmente considero “Contro i giovani” un manuale di utili suggerimenti da cui poter trarre interessanti spunti per una riflessione; lo considero una guida che tutti dovrebbero, almeno una volta, consultare per poter riflettere sui problemi concreti che il futuro riserverà ai cittadini - “mediani” del domani. Vorrei concludere citandovi due frasi che ho particolarmente apprezzato e che spero possano convincervi ancora di più a leggere questo libro:
“Il nostro sistema di protezione sociale, il nostro welfare in particolare, è impostato attorno a questo modello familiare. Premia il capofamiglia, garantisce la sicurezza della sua occupazione, il suo reddito, la sua pensione. Spetta poi a lui distribuire ed elargire i benefici all’interno della famiglia. Il welfare italiano rafforza il senso di appartenenza alla famiglia in contrapposizione all’appartenenza alla comunità”
“Un imprenditore scaltro, che cerchi di aumentare i profitti della sua impresa, e dunque i suoi benefici economici personali, si comporterebbe diversamente. Costruirebbe un team di giovani capaci, con basse pretese salariali, e li “sfrutterebbe” facendoli lavorare nelle mansioni in cui sono più produttivi. Così non avviene nel mondo italiano delle professioni e delle università. La ragione è che i giovani non devono essere messi nella condizione di competere con i loro più anziani colleghi, cui spetta il compito di selezionarli, anche quando sono molto meno qualificati di loro.”
sabato 17 novembre 2007
Pensioni
di Luca Galvanini
venerdì 9 novembre 2007
Sicurezza
di Gabriele Borioni
lunedì 29 ottobre 2007
Ci vuole una politica forte e autorevole, una classe dirigente in grado di pensare al futuro del Paese.
lunedì 22 ottobre 2007
Why not?
mercoledì 17 ottobre 2007
Ricambio generazionale e merito: la svolta per lo sviluppo
lunedì 15 ottobre 2007
Le primarie del Partito Democratico
lunedì 8 ottobre 2007
Cambiamento. Subito.
venerdì 28 settembre 2007
"Perseverare..."
I costi della politica salgono ancora. La Casta promette e non mantiene. Cosa deve accadere, perché capiscano? Devono esplodere il Vesuvio, fallire l'Alitalia, rinsecchirsi il Po, crollare la Borsa, chiudere gli Uffizi, dichiarare bancarotta la Ferrari? Ecco la domanda che si stanno facendo molti cittadini italiani. Stupefatti dalla reazione di una «casta» che, nel pieno di polemiche roventi intorno a quanto la politica costa e quanto restituisce, pare ispirarsi a un antico adagio siciliano: «Calati juncu ca passa a china», abbassati giunco, finché passa la piena. (Leggi l'articolo completo cliccando qui)
sabato 22 settembre 2007
La Regione che sogniamo
venerdì 21 settembre 2007
Antipolitica o antipolitici?
lunedì 10 settembre 2007
La legge elettorale
Sul punto (riforma elettorale) Fassino propone il sistema tedesco. Fini risponde che quel modello non è accettabile perché non prevede la «condizione irrinunciabile» della dichiarazione preventiva, prima dell'elezione, delle alleanze di governo. Fassino, forse sentendosi in dovere di dialogare, accondiscende senza difficoltà: «Allora mettiamo un vincolo, integriamo (il sistema tedesco) con una clausola che prevede l'obbligatorietà di dichiararle». Al che Fini può facilmente ribattere: «Ma allora non è più il modello tedesco». Uno a zero? Si, ma no. Perché entrambi hanno, in premessa, torto marcio: Fini nel chiedere quel che chiede, e Fassino nel concederlo alla leggera come se si trattasse di una inezia.
I sistemi elettorali, così come i sistemi costituzionali, sono «sistemi» le cui parti debbono funzionare in sintonia, l'una ingranata nell'altra. Insomma, sono un po' come orologi. Mettiamo che il mio orologio richieda dieci rotelle; in tal caso non può funzionare né con nove né con undici. Così Fini sbaglia perché chiede una rotella di troppo, e Fassino sbaglia perché gliela concede senza rendersi conto del problema.
La contromossa di Fassino poteva essere di porre due domande: primo, quali sono al mondo gli altri sistemi parlamentari che richiedono quel che Fini richiede e, secondo, perché non lo richiedono. Alla prima domanda Fini non avrebbe saputo rispondere, visto che non ci sono; e alla seconda avrebbe probabilmente risposto che noi siamo i primi della classe all'avanguardia degli altri. Purtroppo no: la risposta corretta è che noi siamo, in materia costituzionale, i più somari di tutti. Difatti né Fini né Fassino danno mostra di sapere cosa sia un sistema parlamentare, il sistema prescritto dalla nostra costituzione e ribadito da un recente referendum.
Un sistema parlamentare si chiama così perché è fondato sul principio della sovranità del parlamento. Il che implica che in questo sistema l'elettorato sceglie i rappresentanti e poi gli eletti scelgono, in parlamento, le soluzioni di governo consentite dalle elezioni. Questa non è una minore democrazia — come l'imbottimento dei crani degli ultimi anni ci ha messo in testa — ma invece il pregio del sistema parlamentare: di essere un sistema flessibile e capace di auto-correzione. All'inverso, la predesignazione delle coalizioni di governo pone in essere un sistema rigido, bloccato, che per di più dimezza la libertà di scelta dell'elettore imponendogli le coalizioni di governo scelte per lui (oggi come oggi) da Prodi o da Berlusconi. Infine, se in un sistema fondato sulla sovranità parlamentare questa sovranità viene radicalmente esautorata, come può sfuggire che la predesignazione in questione sarebbe incostituzionale?
Eppure sfugge, la domanda è retorica. Proprio l'altro ieri il seguito è che Berlusconi, Fini e Bossi si sono riuniti per ribadire che la condizione irrinunciabile della predesignazione è davvero irrinunciabile.
A cosa servono, allora, i dialoghi? Nell'esempio a fare più male che bene. Anche se i dialoganti sono in buona fede (un caso abbastanza raro) basta che siano incompetenti per avallare soluzioni intrinsecamente stupide e legalmente incostituzionali. La «dialogomania» non è una corte dei miracoli.
giovedì 6 settembre 2007
I giovani e l'Italia
lunedì 20 agosto 2007
Primarie del Friuli - Venezia Giulia
giovedì 9 agosto 2007
Indulto, un anno dopo
domenica 5 agosto 2007
Per un dibattitto sulle Politiche Giovanili
mercoledì 1 agosto 2007
Friulano a scuola. Dibattito sul disegno di legge n. 257
L’uso del friulano come strumento per insegnare materie scolastiche come geografia e matematica a scuola è una proposta che mi vede contrario per diversi motivi. In primo luogo perché in una società aperta come la nostra, dove sempre di più è necessario imparare a muoversi agevolmente in Europa e nel Mondo questa proposta va nella direzione opposta in quanto impone regole che nulla hanno di liberale e che difficilmente servono ai giovani per imparare a destreggiarsi nella nuova economia globalizzata. Si tratta di un disegno di legge che ha una natura illiberale in quanto si vuole far prevedere l’adesione al friulano veicolare anche in situazioni minoritarie. Infatti i friulanisti sostengono di eliminare “la maggioranza all’unanimità” come condizione per adottare il friulano veicolare.
In secondo luogo questa non è certamente la strada per sostenere la nostra Regione dal punto di vista culturale, sociale ed economico. Oggi è invece necessario dare maggiore spazio all’insegnamento dell’inglese nelle sue varie forme come quello tecnico e commerciale. E’ lì che dobbiamo investire per dare modo ai giovani di essere preparati alle future sfide nel mercato del lavoro.
La nostra economia saprà mantenere standard elevati e aumentare lo sviluppo della nostra Regione solo se si investe nelle risorse umane e nella Scuola ed Università. Investire significa permettere ai giovani di apprendere quello che realmente serve per permettere loro di essere competitivi nei prossimi anni.
A mio parere serve potenziare l’uso delle lingue straniere economicamente per noi importanti ( inglese e tedesco ) ma è necessario anche formare le nuove generazioni a sapersi confrontare in scenari di mercato sempre più difficili. Ecco allora che vanno promosse iniziative formative che promuovano sempre di più le tecniche più evolute di management, dal commerciale fino alla gestione del controllo di qualità sia di processo che di prodotto. Abbiamo bisogno di risorse umane che puntino all’innovazione. Per formarle abbiamo necessità di riservare rilevanti stanziamenti di bilancio, non sicuramente per sostenere l’insegnamento del friulano veicolare che non aiuterà di certo a dare un futuro prospero alla nostra Regione.
Dal punto di vista politico il disegno di legge sul friulano va a contrastare con i principi di tolleranza e di rispetto delle diversità, elementi basilari su cui si fonda una vera società civile e liberale. E ed è molto preoccupante che il dibattito politico si debba concentrare ancor oggi su queste tematiche quando abbiamo di fronte a noi molti problemi legati al futuro economico e quindi sociale della nostra Regione.
Problemi che vanno affrontati con urgenza e responsabilità coinvolgendo tutte le componenti della società civile, ma che oggi sono praticamente estranei dal dibattito politico. Dibattito politico che mi auguro veda in prossimità delle consultazioni amministrative regionali la comparsa di nuova classe dirigente, più vicina ai problemi della quotidianità e realisticamente più preoccupata del futuro della nostra Regione.
lunedì 23 luglio 2007
Incontro sulle Politiche Giovanili
venerdì 29 giugno 2007
Lettera aperta alla classe dirigente della CDL
di Fabrizio Anzolini
lunedì 25 giugno 2007
Parlano di noi
Raccogliamo, di seguito, gli articoli apparsi sulla stampa che parlano di Nuovo Corso. Puoi cliccare sull'immagine per ingrandirla.