giovedì 4 dicembre 2008

IL RITORNO

Stiamo per tornare..... Più numerosi, più agguerriti e più caricati che mai......

mercoledì 25 giugno 2008

Europa Unita

''Non credo che pochi milioni di voti irlandesi possano bloccare un inevitabile processo di unita' europea che coinvolge 500 milioni di uomini e senza il quale l'Europa sarebbe condannata a divenire una potenza di secondo ordine''. Cosi' l'ex direttore del Wto ed ex ministro degli Esteri italiano, Renato Ruggiero.

venerdì 20 giugno 2008

Consiglio Comunale di Udine.

Riporto, di seguito, il discorso pronunciato per la prima volta in Consiglio Comunale mercoledì scorso. Il dibattito riguardava le linee programmatiche proposte dal Sindaco per i prossimi cinque anni.
DISCUSSIONE ED APPROVAZIONE DELLE LINEE PROGRAMMATICHE DEL SINDACO
Gentili Consigliere, Gentili Consiglieri,
Signor Sindaco, Membri della Giunta,
per me è un onore intervenire, per la prima volta, in questo Consiglio Comunale, un Consiglio in cui si sono sedute, negli anni passati, alcune delle più grandi personalità della politica e della Storia del Friuli Venezia Giulia. In queste sale sono state prese le scelte più importanti per lo sviluppo e la crescita della nostra città, per queste sale sono passate decisioni fondamentali che hanno permesso a Udine di attraversare momenti difficilissimi, nel secondo dopoguerra e nel periodo del Terremoto. Oggi ci troviamo a vivere un altro momento molto importante della storia politica della Repubblica. A sedici anni dalla Rivoluzione giudiziaria che ha sconvolto il nostro paese portando a galla corruzione e atteggiamenti illeciti ma cancellando anche, in un sol colpo, la classe dirigente e i partiti politici che hanno governato e ammodernato l’Italia dal 1946, a sedici anni da quei tragici eventi il 13 e 14 aprile gli elettori hanno deciso di intraprendere una nuova strada concludendo il lungo periodo di transizione da quella che è stata definita la Prima Repubblica a quella che viene riconosciuta, ormai, come la Seconda Repubblica. In Aprile i cittadini italiani, con il loro voto, hanno dato una prima unanime risposta alla necessità di riforma del sistema partitico italiano votando, principalmente, per condannare alla sconfitta il frazionamento che da sempre aveva caratterizzato il nostro sistema parlamentare ed eleggendo, alla Camera e al Senato, i rappresentanti di soli 5 partiti nazionali. Il Centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi, ha conquistato una larga maggioranza in entrambe le Camere. Negli stessi due giorni i cittadini della nostra regione hanno messo fine alla più importante esperienza amministrativa del Centrosinistra in Friuli Venezia GIulia portando ad un’ampia vittoria il Popolo della Libertà, la Lega e l’Udc in Regione e nella nostra Provincia. Solo a Udine, grazie a una consolidata e ramificata rete territoriale dei partiti che dal 1995 governano la città, per le divisioni interne di alcuni partiti della nostra coalizione, per motivi strutturali a cui soggiace la logica partitica del Centrodestra cittadino (motivi che sarà compito delle segreterie di partito analizzare attraverso un dibattito pubblico nei prossimi mesi), solo a Udine il Centrosinistra è riuscito a vincere. Da questi primi mesi di amministrazione, però, emerge tutta la debolezza di una vittoria costruita attraverso la composizione di accordi politici eterogenei finalizzati esclusivamente all’affermazione elettorale. I partiti e i movimenti che hanno appoggiato il Sindaco al ballottaggio, infatti, vanno dall’estrema destra di S.o.s. Italia all’estrema sinistra di Rifondazione Comunista cercando di accordare le posizioni di chi ha sempre portato avanti una battaglia per la diffusione del porto d’armi e la lotta all’immigrazione clandestina con chi promuove petizioni per la chiusura dei centri di permanenza temporanea previsti dalla Turco/Napolitano con il silenzio assenso dei protagonisti. Idee troppo diverse e visioni del mondo antitetiche finiranno per portere alla parilisi amministrativa, a continui dissensi interni e prese di posizione. Sotto gli occhi di tutti, purtroppo, c’è il forte contrasto tra l’amministrazione Regionale e quella Comunale. Da una parte il Governatore Renzo Tondo porta a compimento, nei primi mesi del suo mandato, tre importantissime scelte strategiche per il furturo della Regione, l’accordo con la Slovenia in campo energetico e per la costituzione dell’Euroregione, l’accordo con il Governo Nazionale per la nomina di un commissario per la soluzione dei problemi della rete autostradale. Obbiettivi ambiziosi, obbiettivi che la passata amministrazione non è riuscita a raggiungere in 5 anni. A Udine, invece, le scelte strategiche sembrano legate alla continua attribuzione di deleghe ai consilgieri comunali, deleghe che danno l’impressione di essere il semplice risultato di accordi pre elettorali fini a se stessi e, visto il numero crescente che stanno assumendo (cinque nomine sono già state fatte ed altre sono già state annunciate), che rischiano di svilire l’importanza stessa del Consiglio comunale e di creare una vera e propria “confusione istituzionale”. Mentre “la politica del fare” di Renzo Tondo ha ottenuto già i primi successi la politica udinese sembra un ritratto di quella politica che recentemente il sociologo De Rita ha definito “una politica che vive di presente, senza futuro, (…) non c’è direzione di marcia, c’è solo spettacolo e ricerca di consenso”. Una delega ai servizi demografici, una delega al bilancio di genere, una delega ai rapporti con i rom e una indeterminata delega al rapporto con i cittadini in materia di sicurezza , una lunga serie di nomine, una burocratizzazione che potrebbe continuare con altre annunciate deleghe in netto contrasto con la sburocratizzazione decantata in campagna elettorale e nelle linee programmatiche recentemente presentate in Consiglio. In quelle linee si dava molta importanza all’innovazione, all’innovazione del metodo di governo. Tante parole a cui, per ora, non c’è stato alcun seguito mentre sembra di essere tornati a quella che lo stesso Sindaco, recentemente, ha definito “vecchia politica”. Quello che dovremo definire, nei prossimi anni, invece, è il ruolo che la nostra città dovrà avere in Regione e in Europa, la riconquista del ruolo di capitale del Friuli che è tanto caro alle forze del Centrodestra e la conquista di un nuovo ruolo nella nascitura Euroregione. Il perseguimento di questo disegno da parte dell’amministrazione provinciale e regionale è sotto gli occhi di tutti, lo dimostrano gli accordi e i rapporti con le vicine Slovenia e Carinzia. L’amministrazione udinese, invece, sembra essersi persa nei meandri di una politica senza ampio respiro accantonando le promesse di una Udine europea e innovativa. A questo proposito, signor Sindaco, mi preme ricordarle che nelle sue linee programmatiche ha parlato di politica anche come scienza. Robert Dahl, uno dei maggiori scrittori di scienze politiche della nostra epoca, ha affermato che “se lo studio della politica non nasce e non è orientato da teorie generali vaste, coraggiose, anche se altamente vulnerabili, esso sarà destinato al disastro definitivo di cadere nella banalità”. Questo, dopo due mesi, è quello a cui stiamo assistendo, idee e progetti sono rimasti lettera morta e, ce ne rendiamo conto, lei si è trovato ad avere a che fare con la dura realtà della politica di ogni giorno, quella politica in cui ha deciso di buttarsi dopo aver affermato pubblicamente che mai avrebbe lasciato incompiuto il suo mandato da Rettore dell’Università di Udine un’Università che, per colpa di entrambi gli schieramenti, sembra aver perso parte del suo antico prestigio diventando sempre di più un trampolino di lancio e una fucina di candidati per le competizioni elettorali. La campagna elettorale è finita da pochi mesi e se quello appena descritto sembra essere lo scenario più realistico nei giorni a venire bisognerà affrontare anche altre questioni su cui la vostra coalizione si è esposta e su cui dovrete dare una risposta ai cittadini. Tra le più importanti non possiamo non ricordare la realizzazione del nuovo stadio a costo zero, una promessa su cui l’opposizione farà tutto il possibile per fare chiarezza dal momento che importanti esponenti della sua Giunta, già presenti nell’era Cecotti, hanno omesso di spiegare alla cittadinanza che mentre si prometteva un nuovo stadio il Comune intentava una causa all’Udinese per una cospicua somma di denaro e che tutt’ora il Comune pretende, giustamente, quella somma. Ma anche in campo culturale l’opposizione dovrà essere tenace e arrivare a costringervi a una netta discontinuità con il passato. I grandi festival culturali dovranno tornare ad essere un momento d’incontro e di scambio d’opinioni, non manifestazioni ideologizzate dove le alte cariche istituzionali della nostra Regione vengono fischiate solo per la loro appartenenza politica. In questo campo, bisogna essere sinceri, la sua ostinazione a rimanere alla presidenza del Mittelfest nonostnte i grandi cambiamenti della politica regionale e i suoi nuovi impegni ci preoccupa e ci fa pensare che non è certo il dialogo e la discontinuità con il monopolio ideologico della cultura che caratterizzeranno il suo mandato. Lo stesso, inoltre, vale per le gestione urbanistica della nostra città, dove solo la discontinuità potrà evitare a Udine di rimanere accerchiata da un eccessivo numero di centri commerciali che rischiano di soffocare gli abitanti e il libero commercio, e per le politiche giovanili dove la nomina di un rappresentante di Rifondazione Comunista, che nella passata amministrazione ha proposto una legge alle politiche giovanili a cui il Centrodestra si era opposto fortemente, non sembra essere un segno di attenzione al dialogo e alle proposte dell’opposizione. Non esiste una politica scientifica e, per contrapposto, una politica non scientifica; ma, d’altra parte, è possibile una politica autoritaria o autocratica o da tecnocrazia illuminata e, dall’altra, una politica partecipata e democratica. Questa, Signor Sindaco, è la politica che vorremmo noi per la Città di Udine. Queste, Proffessor Honsell, non sono parole mie ma sono parole pronunciate, in quest’aula, da Angelo Candolini. Oggi sono più attuali che mai. Con questo ho concluso ma permettetemi di rivolgere un saluto augurale, infine, a tutte le collaboratrici e i collaboratori della Segreteria Generale, a tutti gli indispensabili dipendenti di questra amministrazione.
Buon lavoro, Fabrizio Anzolini

lunedì 2 giugno 2008

COSI' CAMBIEREMO IL CENTRODESTRA.

Nella sezione "Parlano di noi" è possibile leggere l'intervista completa che il Messaggero Veneto ha fatto al Presidente dell'Associazione, Neo-consigliere Comunale di Udine, Fabrizio Anzolini. Intitolata "Così cambieremo il centro-destra" l'intervista spazia da temi più generali agli scenari futuri del Centrodestra udinese.

martedì 27 maggio 2008

Il mio punto di vista

Il Corriere della Sera di ieri riportava un editoriale di Angelo Panebianco che, a mio parere, è completamente condivisibile.... Fabrizio
SE LO STATO FALLISCE
di Angelo Panebianco
Che cos’hanno in comune i due temi caldi di questi giorni, il braccio di ferro fra il governo e le comunità locali campane sulle discariche e il dibattito sulla necessità o meno di introdurre il reato di clandestinità? Pur essendo questioni diversissime esse condividono il fatto di sollecitare risposte a una domanda decisiva: quale «livello di statualità », quale grado di controllo territoriale da parte dello Stato, riteniamo compatibile con la forma di governo democratica? In linea di principio, le democrazie possono distinguersi fra loro per il fatto di essere associate a Stati «forti» (effettivo monopolio della forza, effettivo controllo sul territorio) oppure a Stati «deboli». Nella realtà, naturalmente, è sempre una questione di grado: non esistono Stati così forti da esercitare un controllo totale sul territorio (caso francese: rivolta della banlieue) e, inoltre, esistono, sul versante opposto, vari gradi possibili di debolezza dello Stato. E' però un fatto che quando la debolezza supera una certa soglia lo Stato debole si trasforma in uno «Stato fallito». Se mai quella soglia venisse superata in un Paese occidentale anche la democrazia (che non può vivere in assenza di Stato) vi morirebbe immediatamente. La democrazia italiana ha sempre convissuto con uno Stato relativamente debole. Non foss'altro per la sua incapacità di stabilire un effettivo monopolio della forza nei territori storicamente controllati dalla criminalità organizzata. La novità di questi anni è l’esplosiva miscela fatta di cambiamenti culturali (ampie fasce di cittadini sempre meno disponibili ad accettare il comando statale), inefficiente funzionamento della macchina amministrativa (apparati repressivi inclusi) e trasformazioni sociali (l'immigrazione ne è un aspetto). Tutto ciò ha ulteriormente indebolito il «grado di statualità», in termini di controllo delle risorse coercitive, della forza e di controllo territoriale, avvicinando così il Paese pericolosamente a quella zona rossa superata la quale ci sono solo lo «Stato fallito» e la conseguente anarchia. Poiché abbiamo una tradizione di Stato debole molti credono che l'ulteriore indebolimento che esso ha subito in questi anni (testimoniato, ad esempio, dai continui successi ottenuti fino a oggi dalle comunità locali in rivolta contro decisioni governative in materia di opere di pubblica utilità) non comprometterebbe la democrazia. Sbagliano clamorosamente. Una democrazia si differenzia da un regime autoritario perché distingue in modo sufficientemente chiaro, sulla base di leggi e procedure codificate, ciò che è negoziabile e ciò che non lo è. E ciò che non è negoziabile (le decisioni assunte da organi democraticamente eletti) viene imposto. Anche con la forza, quando occorre. A patto naturalmente che lo Stato non sia ridotto a una finzione, non sia diventato così debole da non poterselo più permettere. Chi plaude come «democratica» la rivolta antidiscariche, forse non lo sa ma il «modello di Stato» che sta proponendo a tutti noi è il Libano. Anche la discussione sul reato di clandestinità ha molto a che fare con il livello di statualità ritenuto accettabile, opportuno, nonché compatibile con la democrazia. Il reato di clandestinità, com’è noto, è vigente in altre democrazie occidentali. Da noi alcuni vi si oppongono solo per ragioni pragmatiche: sono quelli che dicono che a causa dell’inefficienza del nostro sistema giudiziario, l'introduzione di questo reato renderebbe impossibile espellere i clandestini. Forse hanno ragione. Però costoro hanno anche il dovere di proporre misure per ridurre quell'inefficienza (magari anche a costo di far strillare un po' l'Associazione nazionale magistrati e altre strutture sindacali). A occhio, però, direi che i «pragmatici » non sono in maggioranza fra coloro che si oppongono al reato di clandestinità. La maggioranza mi pare composta da quelli che difendono l'attuale basso livello di statualità, che vogliono che i confini nazionali restino porosi non solo di fatto ma anche di diritto. Sono persone (fra esse ci sono anche alcuni uomini di Chiesa) che ritengono un maggior controllo statale sul territorio incompatibile con la democrazia. La storia, le tradizioni, pesano. Poiché la nostra è una tradizione di Stato debole molti pensano che solo uno Stato debole possa sposarsi con la democrazia. Costoro temono eventuali rafforzamenti del livello di statualità perché li interpretano tout court come manifestazioni di tendenze autoritarie in atto. Per la stessa ragione, essi ignorano o sottovalutano i segnali, accumulatisi negli ultimi anni, di «cedimento strutturale» del nostro sistema statuale. Talvolta, un eccesso di statualità può effettivamente innescare tendenze autoritarie e uccidere la democrazia. L'anarchia, però, è sempre in grado di produrre lo stesso risultato.

mercoledì 14 maggio 2008

Cambio di marcia

di Fabrizio Anzolini
Riportiamo, di seguito, alcune parti del discorso pronunciato ieri dal Presidente del Consiglio Berlusconi alla Camera dei Deputati.
Come potrete leggere la nuova legislatura inizia con un discorso diverso dal solito, molto concreto nell’elencazione delle priorità dell’azione di Governo e aperto alla collaborazione con un’opposizione costruttiva e propositiva, un'opposizione riconosciuta parte attiva nella semplificazione del sistema partitico italiano.
Qualcosa è cambiato (basti pensare al rapporto cordiale che stanno cercando di costruire in questi giorni il leader del Pdl e Veltroni) e, a mio parere, è cambiato in meglio.
Questo discorso ne è la dimstrazione.
“Signor Presidente Onorevoli colleghi Il lavoro che ci aspetta per ridare fiducia e slancio all’Italia richiede ottimismo e spirito di missione. Gli elettori hanno raccolto e premiato il nostro comune appello a rendere più chiaro, più efficiente e controllabile il governo del Paese. Hanno ridotto drasticamente la frammentazione politica e hanno scelto con nettezza una maggioranza di governo e una opposizione, ciascuna con le proprie idee e passioni, ciascuna con la propria leadership. Il voto è stato un messaggio univoco alla classe dirigente, è stato la prima grande riforma di tante altre che sono necessarie”.
“Dividetevi, hanno detto i cittadini, ma non ostacolatevi slealmente”.
Fate uno sforzo comune perché chi governa e chi esercita il controllo parlamentare sul governo possano fare, ciascuno nel suo ambito, il proprio mestiere. Fate funzionare le istituzioni della Repubblica, ci hanno ordinato gli elettori, riducete l’area della vanità e della cosiddetta visibilità della politica dei partiti, realizzate quanto avete promesso di realizzare, e realizzatelo in fretta. Perché una cosa è sicura: l’Italia non ha più tempo da perdere”.
“Nella società italiana è maturata una nuova consapevolezza, dopo anni difficili e per certi aspetti tormentati. Si respira un nuovo clima, che si esprime nella nuova composizione delle Camere chiamate oggi a discutere della fiducia al governo. La parte maggiore dell’opposizione ha creato un suo strumento di osservazione e di interlocuzione con il governo: il gabinetto ombra di tradizione anglosassone, che può essere d’aiuto nel fissare i termini della discussione, del dissenso e delle eventuali convergenze parlamentari, in particolare sulle urgenti e ben note modifiche da apportare al funzionamento del sistema politico e costituzionale”.
“Noi faremo la parte che un forte consenso democratico ci ha assegnato. Non abbiamo promesso miracoli, ma intendiamo realizzare piccole e grandi cose”.
Punto primo. Lo scandalo dei rifiuti non smaltiti deve finire e finirà”.
Punto secondo. La casa è un bene primario (…) e la tassazione sulla prima casa va definitivamente cancellata”.
Punto terzo. (…) chi si impegna a lavorare di più e a contribuire alla competitività delle imprese va incoraggiato con una sensibile detassazione dei suoi guadagni”.
Punto quarto. La sicurezza della vita quotidiana deve essere pienamente ristabilita con norme di diritto e comportamenti preventivi e repressivi delle forze dell’ordine che siano in grado di riaffermare la sovranità della legge sul territorio dello Stato”. “Questo Paese deve rialzarsi, nel senso che ha tutte le potenzialità per rimettersi rapidamente in corsa e per tagliare il traguardo decisivo di un nuovo tempo della Repubblica: il tempo della crescita”.
“Il problema principale del nostro Paese è di ricominciare a crescere dopo una lunga fase, e deludente, di riduzione delle prestazioni del nostro sistema economico e sociale. La crescita non è solo un parametro economico, è un metro di misura del progresso civile di una nazione. Crescere non significa soltanto produrre più ricchezza e mettersi in condizione di redistribuirla meglio attraverso quel circolo virtuoso di responsabilità e di libertà che un mercato ben regolato può garantire”.
Crescere significa anche rilanciare il Paese e i suoi talenti(...)”.
“Crescere vuol dire ascoltare il grido di dolore che si leva dal nord e dai suoi standard europei di lavoro e di produzione, vuol dire incentivare forme di autogoverno federalista indispensabili a un’evoluzione unitaria della Repubblica, a partire dal federalismo fiscale solidale”.
“Crescere significa promuovere il sud del Paese considerandolo come una formidabile risorsa per lo sviluppo (…)”.
“Crescere significa rinnovare il paesaggio delle nostre infrastrutture (…)”.
“Crescere significa promuovere la famiglia come nucleo di spinta dell’intera organizzazione sociale, significa dare alle donne nel lavoro e negli altri ruoli sociali, un sostegno per la loro autonomia, significa rimuovere le cause materiali dell’aborto e varare un grande piano nazionale per la vita (…)”.
“Crescere vuol dire esportare le nostre capacità, salvaguardare il posto delle nostre imprese nei mercati (…)”.
“Crescere vuol dire rivalutare il lavoro, renderlo più sicuro e qualificato (…)”.
“Crescere vuol dire contrastare la rassegnazione ad alcune forme di precariato particolarmente instabili e penalizzanti (…)”.
Dobbiamo tenere i conti in ordine, ridurre il peso del debito pubblico in proporzione al fatturato del Paese. Dobbiamo accrescere la volontà e la capacità di contrastare l’evasione fiscale, ristabilendo però il principio liberale secondo il quale le tasse non sono “belle in sé” e neppure un tributo moralistico al potere indiscusso dello Stato. Le imposte sono il corrispettivo che i cittadini devono allo Stato per i servizi che ricevono e sono quindi il presupposto e la garanzia del buon funzionamento dei servizi pubblici e la tutela di un equilibrio sociale responsabile, mai punitivo verso chi produce la ricchezza da ridistribuire con equità”.
“Dobbiamo contrastare il calo di competitività del sistema economico (…)”.
“Dobbiamo colpire i corporativismi e le chiusure difensive che in passato hanno tutelato soltanto i bisogni castali di un sistema assistenziale e dirigista che non ha fiducia nella libertà e nell’autonomia della società”.
“La crescita della prosperità e del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo, nel segno della responsabilità occidentale e della ricerca di vie credibili alla pace, saranno la bussola della nostra politica come Paese fondatore del progetto europeo, come grande nazione mediterranea naturalmente chiamata alla cooperazione tra le due sponde del nostro mare, e come pilastro dell’amicizia tra Europa e Stati Uniti d’America”.

martedì 29 aprile 2008

Siamo tornati

Siamo tornati. Vogliamo scusarci con tutti gli amici che seguono il blog e che negli ultimi due mesi non hanno trovato nuovi post, ma le novità sono state tante e hanno assorbito la totalità del tempo a nostra disposizione.

Ricapitoliamo. Eravamo rimasti al sesto incontro di Nuovo Corso in cui abbiamo presentato il libro "L'INGORGO" di Tommaso Cerno. Centocinquanta persone in sala a Palazzo Kechler hanno seguito con interesse il dibattito alla presenza dell'autore e degli ospiti della serata: Adriano Biasutti, Angelo Compagnon, Alessandra Guerra e Ferruccio Saro.

La novità. Il Presidente di Nuovo Corso, Fabrizio Anzolini, ha ricevuto la proposta di candidarsi nella "Lista Cainero - Per Una Grande Udine". Un'opportunità importante, accettata con entusiasmo e grande responsabilità. Non solo, alcuni membri del direttivo dell'Associazione (in particolare il Vice-Presidente Luca Galvanini e Francesco Messina) hanno portato il loro supporto lavorando nell'Ufficio Stampa di Enzo Cainero mentre altri hanno partecipato direttamente alla campagna di Anzolini (Gabriele Borioni, Andrea Dondè e Marco Snaidero).

Durante l'intenso clima della campagna elettorale siamo riusciti ad organizzare altri due convegni. Il 18 marzo abbiamo presentato il libro "IDEEPERUDINE" in compagnia dell'On. Franco Frattini e del Notaio Paolo Alberto Amodio. Il 28 marzo abbiamo avuto il piacere di avere come ospite, per la seconda volta, Davide Giacalone, giornalista ed editorialista del quotidiano "Libero", e l'On. Daniele Franz del Popolo della Libertà. Partendo dal libro "Non Stop Views", il dibattito si è spostato su temi di attualità, giustizia, politica interna nazionale e locale.

La sfida per il Consiglio Comunale si è conclusa con un successo, Fabrizio Anzolini è stato il candidato più votato della Lista Cainero avendo ottenuto 142 preferenze (cliccando sull'immagine si possono vedere le preferenze di lista) e risultando, così, il più giovane dei Consiglieri Comunali di Centrodestra. Purtroppo, per pochi punti percentuali, Enzo Cainero non è riuscito a vincere al ballottaggio.

lunedì 25 febbraio 2008

Vi aspettiamo venerdì a Palazzo Kechler!

ECCOCI DI NUOVO. SCUSATECI MA LO SCENARIO POLITICO SI E' DAVVERO RIVOLUZIONATO E COMPLICATO.
Per iniziare a fare chiarezza abbiamo pensato d'incontrarci venerdì 29 febbraio a Palazzo Kechler alle 18.00 per parlare assieme a voi in occasione della presentazione del libro "L'Ingorgo" di Tommaso Cerno, penna politica del Messaggero Veneto. Sulla base di testimonianze inedite, racconti mai svelati, retroscena dei palazzi del potere, Cerno racconta in questo libro episodi lontani e vicini della storia della politica del Friuli Venezia Giulia.

Seguirà dibattito: "L'ingorgo elettorale. Pdl, Lega e Udc alla prova decisiva". Interverranno Adriano Biasutti, già Presidente della Regione, Angelo Compagnon, Deputato dell'Udc, Alessandra Guerra, Capogruppo in Consiglio Regionale della Lega Nord e Ferruccio Saro, Senatore del Popolo delle Libertà. Per leggere il programma dell'incontro è sufficiente cliccare sull'immagine. Vi aspettiamo a Palazzo Kechler in piazza XX settembre a Udine alle ore 18.00!

mercoledì 6 febbraio 2008

La Gente e il Centrodestra

di Fabrizio Anzolini
La maggior parte della gente la mattina si alza presto, molto presto. Deve pensare ad andare a lavorare, deve pensare a guadagnare, alla propria famiglia, a come arrivare a fine mese. La gente normale (anzi, permettetemi di scrivere: “la Gente normale”) non può alzarsi pensando alla legge elettorale, ai voti al Senato, alla maggioranza di Governo. No, non può pensare a tutto questo perché, diversamente da quello che credono i nostri politici, la vita va avanti anche durante “la crisi”, nonostante Mastella e le rivoluzioni armate di Bossi. Quello che ci preoccupa, invece, è che il Paese sia senza guida, diviso a metà tra chi guarda alle elezioni come a una manna dal cielo e chi parla di legge elettorale con l’unico scopo di rallentare il ritorno alle urne (se non fosse così un accordo, almeno all’interno del Centrosinistra, si sarebbe trovato in 18 mesi di Governo).
La Gente normale non pensa al dilemma che attanaglia Veltroni (meglio perdere da soli o tentare una vittoria male accompagnati) e non crede nemmeno che una coalizione fino a ieri sfilacciata e disorientata possa aver ritrovato, in pochi giorni, un’armoniosa unità. No, no. La gente normale è convinta che si siano tutti ritrovati per vincere le elezioni ma che il giorno dopo torni tutto come prima con i distinguo di Casini, le “sparate” della Lega e la stanchezza di Berlusconi. La Gente la pensa così, che sia sempre la stessa storia e nulla sia cambiato.
E a questo punto cominciamo a preoccuparci anche noi perché da giovani di Centrodestra continuiamo a difendere i nostri valori ma sentiamo odore di “bruciato” quando l’unità ci sembra un po’ fittizia e i nostri leader, per vincere le elezioni, si appellanno esclusivamente a un presunto senso di appartenenza a uno schieramento . Il Paese ha bisgno di cambiare, la “cura dimagrante” di Prodi avrà fatto contenti i notabili europei ma ha stancato e sfiancato la maggioranza delle nostre famiglie. Ora l’Italia vuole il Centrodestra al Governo ma il rischio è che tra un anno i sondaggi riscontrino la stessa impopolarità di Prodi in Berlusconi se presto non proporremo un programma concreto ai cittadini, se presto non cominceremo a pensare a una nuova classe dirigente (perché se il Cavaliere sarà eletto sarà il suo terzo governo e la sua quinta campagna elettorale) perché nel resto d’Europa il Centrodestra ha cambiato volto e Sarkozy ce lo ricorda ogni giorno.
Alcune emergenze, nonostante quel che ci dicono, sono reali anche se non sentite. La legge ettorale non permette di scegliere tra i candidati, la riforma costituzionale attende da mesi (la Costituzione, nel frattempo, ha compiuto 60° anni), le liberalizzazioni del mercato sono una necessità e una nuova politica energetica anche. Temi complessi a cui il cittadino non può pensare ogni giorno ma per cui paghiamo fior di quattrini un buon numero di persone, lì a Roma…. Da un po’, inoltre, osserviamo anche la situazione della nostra Regione e lo facciamo ancora con maggiore attenzione da quando, la scorsa estate, abbiamo organizzato le “primarie-on line” per permettere a chiunque di esprimersi sulla candidatura di Centrodestra.
In Friuli Venezia Giulia il rischio è lo stesso. Mentre la Cdl continua a tergiversare, il candidato Presidente e il programma sono ancora in alto mare… Re Riccardo continua innarestabile nella realizzazione del suo programma o, quantomeno, in una grande campagna elettorale. Stando attenti ci si potrebbe accorgere che nel giro di due giorni ha inaugurato una pista di sci in alta quota in uniforme da maestro, è corso a Pordenone ad abbracciare Montezemolo e gli altri leaders degli Industriali, ha cercato di denunciare i manifestanti che hanno bloccato il traffico e, nell’emergenza, si è presentato in montagna il giorno dopo una bufera di vento con tanto di elicottero e giubbotto della Protezione Civile. Insomma, se non fossimo nel nostro Friuli potremmo pensare che stia pensando di sfidare Obama….
A uno così ci si può opporre solo con programmi e fatti concreti, con proposte lontane da ogni forma di populismo e con una coalizione unita, che non teme di coinvolgere la Gente. E’ il momento di agire.

venerdì 25 gennaio 2008

L'ostinazione e la disfatta.

Ieri sera il Senato della Repubblica ha negato la fiducia al Governo con 161 voti contrari e 156 sì. La stagione dell'Unione e di Romano Prodi è finita. Dopo l'ostinazione, la disfatta.