lunedì 20 agosto 2007

Primarie del Friuli - Venezia Giulia

Da questa mattina è stato lanciato un sondaggio on-line che vede sfidarsi i candidati della CDL alla Presidenza della Regione per il 2008. Il sito offre una breve presentazione dei cinque candidati: Roberto Antonione, Enzo Cainero, Edi Snaidero, Marzio Strassoldo e Renzo Tondo. Al momento l'autore rimane sconosciuto, ma il sondaggio in poche ore di attività ha superato i duecento voti. Misteri a parte, in sostanza i cittadini friulani hanno la possibilità di scegliere il loro candidato preferito proprio in un periodo in cui la partecipazione alle scelte della politica sembra troppo distante. Il sito offre anche la possibilità di rivolgere commenti agli sfidanti. L'indirizzo del sito è primarie.blogspot.com.

giovedì 9 agosto 2007

Indulto, un anno dopo

di Luca Galvanini
La legge 241/2006, approvata definitivamente il 29 luglio 2006, ha introdotto il diciottesimo provvedimento di indulto della storia repubblicana. A distanza di un anno è opportuno fare qualche riflessione su quel provvedimento.
Anzitutto osserviamo che quello dell’anno scorso è il primo indulto a essere concesso senza un contestuale provvedimento di amnistia. Mentre l’indulto è una causa di estinzione della sola pena, l’amnistia va a incidere anche sul reato. Di conseguenza, come segnalato già a novembre dal Consiglio Superiore della Magistratura, l’80% dei processi in corso "finirà nel nulla". La macchina della giustizia verrà intasata in maniera abnorme, poiché tutti i processi relativi ai reati "indultati" si concluderanno, in caso di condanna, con l’applicazione di una pena che verrà interamente condonata.
Un’altra incognita, poi, riguarda la tipologia dei reati che sono stati inclusi nel provvedimento. Non si comprende per quale ragione siano stati inseriti reati di particolare gravità quali omicidio, rapina ed estorsione, che minano pesantemente la sicurezza comune, oppure reati contro la Pubblica amministrazione, che riguardano una percentuale pressoché nulla di popolazione carceraria e che, quindi, non hanno assolutamente contribuito allo sfoltimento delle carceri (motivazione primaria del provvedimento).
Da ricordare anche le polemiche relative alla decisione d’includere anche il reato di voto di scambio mafioso (art. 416 ter cod. pen.). A febbraio il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso ha segnalato che sono 26 i politici e gli amministratori locali che risultano indagati per voto di scambio "ma tutte queste indagini sono destinate a concludersi per effetto dell’indulto". L’esclusione dell’art. 416 ter sarebbe stata non una decisione politica ma semplicemente una scelta di senso comune. L’ennesima occasione mancata.
Sulla base di questi ultimi punti si è rafforzata l’opinione secondo cui la legge sia stata il frutto di uno scambio politico parlamentare e che, invece di raggiungere un accordo chiaro sulla base di una maggioranza qualificata, ci siano stati episodi di condizionamento da parte di alcuni gruppi che hanno fatto pressioni per interessi lontani da quelli dichiarati.
Per quanto riguarda l’impatto sul sistema giudiziario è stato sicuramente un duro colpo che è andato a sommarsi ai problemi strutturali già esistenti. Problemi peraltro segnalati anche dal Consiglio d’Europa che, nell’ottobre del 2006, ha classificato il sistema italiano tra i peggiori del continente, segnalandone le "gravi carenze strutturali" e sottolineando che i ritardi della Giustizia "causano violazioni ripetitive dei diritti umani e costituiscono una seria minaccia al principio dello Stato di diritto". In Italia la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello d’Appello, si attendono anche dieci anni per una sentenza definitiva.
La macchina della giustizia, inoltre, è gravemente indebitata: il fabbisogno delle procure perennemente più alto dei fondi disponibili, mancano i fondi per la benzina delle auto di servizio e per le spese di cancelleria e gli uffici acquistano a credito computer e carta. Il debito complessivo del Ministero della Giustizia ammonta a circa 250 milioni. Alla luce di questo drammatico quadro, si è deciso di applicare il beneficio anche alle pene pecuniarie. Sarebbe interessante ottenere una stima della cifra totale delle pene pecuniarie "indultate" per conoscere il totale dei soldi che non potranno essere reinvestiti nel sistema giudiziario.
Esaminando gli ultimi dati sappiamo che hanno goduto dei benefici del provvedimento 26.570 detenuti. La stima emessa dal Ministero della Giustizia, nell’invocare l’atto di clemenza, si aggirava intorno ai 15 mila detenuti. Una differenza notevole che, all’annuncio del provvedimento, avrebbe senza dubbio scosso maggiormente l’opinione pubblica.
Ultimo aspetto da considerare è appunto l’impatto sull’opinione pubblica nazionale. Dai sondaggi condotti dall’Eurispes è emerso chiaramente che soltanto il 14% condivide l’indulto nella forma in cui è stato realizzato e due italiani su tre sono contrari al provvedimento di clemenza.
Si riscontra, inoltre, che la legge sull’indulto ha indebolito la fiducia dei cittadini nella giustizia e ha aumentato il senso di insicurezza già diffuso. Nello specifico, la stragrande maggioranza degli elettori di destra e centro-destra (78,9%) esprime una netta contrarietà, ma l’avversione riguarda anche gli elettori di centro (69,5%) nonostante l’appello di Papa Giovanni Paolo II, che nel 2002 in visita al Parlamento italiano dichiarò:
"..senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società."
Appare evidente come l’appello del Romano Pontefice fosse strettamente legato alle condizioni di non vivibilità all’interno delle carceri, ma la portata complessiva di questo indulto ha investito situazioni totalmente estranee a quella problematica. Inoltre, risulta curioso il fatto che l’appello sia stato ignorato nella sua parte finale, cioè che non siano state disposte politiche di assistenza e reinserimento nella fase immediatamente successiva alla scarcerazione, in vista di un provvedimento di tali dimensioni.
Tra coloro che si riconoscono nell’area di sinistra o centro-sinistra, il 60% avrebbe preferito che l’indulto fosse applicato solo ad alcune tipologie di reato.
In conclusione il provvedimento di indulto, così formulato, non ci ha convinto come non ha convinto la stragrande maggioranza degli italiani. Sarebbe stato preferibile uno sconto di pena inferiore e un beneficio che non riguardasse le pene pecuniarie. Scelte diverse, relative alle tipologia dei reati, avrebbero potuto conferire al provvedimento quella responsabilità tanto menzionata in campagna elettorale da entrambi gli schieramenti.

domenica 5 agosto 2007

Per un dibattitto sulle Politiche Giovanili

di Fabrizio Anzolini
I giovani costituiscono una realtà soggetta a continui e repentini cambiamenti, una realtà in divenire caratterizzata da percorsi individuali molto più variegati che in passato. Oggi si può essere contemporaneamente studenti, avere responsabilità familiari, essere lavoratori o alla ricerca di un lavoro. Di fronte a questa realtà si è trovato il relatore di maggioranza della legge regionale per la “PROMOZIONE DELLA RAPPRESENTANZA GIOVANILE, COORDINAMENTO E SOSTEGNO DELLE INIZIATIVE A FAVORE DEI GIOVANI” e a questa situazione avrebbe dovuto dare delle risposte.
La legge, invece, si prefigge d’incentivare e agevolare la rappresentanza giovanile attraverso l’istituzione di un “Forum Regionale dei Giovani”, un’assemblea giovanile con funzioni propositive, consultive e di verifica che realizza il coordinamento e la collaborazione tra altre assemblee, i “Forum provinciali” e “locali”, la cui istituzione è prevista dalla stessa legge. Almeno ogni due anni, inoltre, dovranno svolgersi delle assemblee pubbliche, le “Assemblee provinciali” e la “Conferenza regionale”. Queste assemblee, definite come un’occasione d’incontro e di dibattito sulle questioni giovanili, si svolgeranno sempre con la “partecipazione ”dell’Assessore Regionale per le Politiche Giovanili il quale presiederà anche il “Comitato tecnico interdirezionale” (un ulteriore organo di consulenza, analisi e raccordo che dovrà essere costituito).
Ci chiediamo, a questo punto, se sia davvero necessario, per comunicare con i giovani, costituire tutti questi organismi e cercare di “burocratizzare” e “cristallizzare”, attraverso tanti forum, comitati, assemblee e osservatori (si prevede anche l’istituzione di un “Osservatorio sulla condizione giovanile”) un mondo che abbiamo constatato essere in continuo movimento e non più organizzato in modo standardizzato. Sorge spontaneo, inoltre, chiedersi se la pressante presenza dell’Assessore Regionale competente in tutte queste occasioni non possa finire per avere una funzione di controllo e incanalamento del consenso piuttosto che una vera e produttiva funzione d’ascolto e se non sia più utile che, anche a fronte di un minor numero d’incontri, possano parteciparvi tutti gli assessori e i rappresentanti della minoranza dimostrando il reale interesse della Regione per la condizione giovanile in Friuli Venezia Giulia.
La rappresentanza proposta da questa legge, in sintesi, sembra non tener troppo conto delle considerazioni fatte dalla stessa Commissione Europea nel Libro Bianco sulla Gioventù dove si evidenzia come “i giovani dimostrino una chiara volontà di partecipare e di influenzare le scelte della società ma secondo forme d’impegno più individuali e più specifiche, al di fuori delle vecchie strutture e dei vecchi organismi di partecipazione” rappresentate, aggiungiamo noi, dai comitati e dalle assemblee di cui abbiamo parlato sopra.
Per quanto riguarda le tematiche di maggiore interesse per i giovani, invece, ben pochi sono i riferimenti all’interno della legge. All’autonomia, una delle principali rivendicazioni dei giovani d’oggi, non si fa alcun riferimento e così nemmeno per quanto riguarda la questione del reddito e del lavoro. Lo stesso vale per gli scambi internazionali tra giovani la cui importanza, didattica e sociale, è ormai riconosciuta da tutti a tal punto che altre regioni vi hanno dedicato largo spazio trattando le politiche giovanili.
La grande novità di questa legge, infine, sarebbe la “Carta Giovani”, una carta tesa a consentire l’accesso, in forma agevolata, a iniziative, attività e servizi, rivolti ai giovani. Una carta che potrebbe essere meglio sostituita da convenzioni con gli organizzatori di tali iniziative e servizi evitando un’ulteriore spesa propagandistica sulle spalle del cittadino e la creazione di un clone delle già esistenti carte universitarie e delle secondarie superiori.
Chiediamo, in ultimo, di riaprire il dibattito su questa legge e di ripensare se possa essere veramente questo lo strumento per venire incontro alle esigenze dei giovani e per diminuire lo scarto crescente tra la gioventù e gli affari pubblici o si possano fare sostanziali modifiche guardando a un’organizzazione leggera della Regione che, siamo sicuri, non sta a cuore soltanto a noi. Chiediamo di tornare a discutere concretamente di “quote giovani” e rappresentanza giovanile, di agevolazioni per l’introduzione nel mondo del lavoro e di occupazione giovanile, di politiche “CON i giovani” e non più solo “PER i giovani”.

mercoledì 1 agosto 2007

Friulano a scuola. Dibattito sul disegno di legge n. 257

Si è aperto un dibattito attorno alla proposta di legge che prevede lo studio del Friulano a scuola e la possibilità di utilizzare il Friulano nell'insegnamento di tutte le materie. Pubblichiamo, di seguito, l'intervento di un nostro sostenitore.

Orgoglioso del Friulano ma sostenitore dell'Inglese
di Alberto Sattolo - Think-tank LA SVOLTA
Il disegno di legge 257 di cui si discute in questi giorni ha portato l’attenzione sull’uso della lingua friulana nelle scuole e in particolare sulla modalità di utilizzo in frangenti oggi assenti. Chi scrive parla da sempre friulano, è convinto assertore che solamente usandolo quotidianamente possa vivere e alimentare anche una cultura che dal punto di vista identitario è molto importante. Francamente però le proposte degli autonomisti che sembrano anche avvallate da una parte consistente della maggioranza in Consiglio Regionale hanno raggiunto posizioni davvero lontane dai tempi che viviamo.

L’uso del friulano come strumento per insegnare materie scolastiche come geografia e matematica a scuola è una proposta che mi vede contrario per diversi motivi. In primo luogo perché in una società aperta come la nostra, dove sempre di più è necessario imparare a muoversi agevolmente in Europa e nel Mondo questa proposta va nella direzione opposta in quanto impone regole che nulla hanno di liberale e che difficilmente servono ai giovani per imparare a destreggiarsi nella nuova economia globalizzata. Si tratta di un disegno di legge che ha una natura illiberale in quanto si vuole far prevedere l’adesione al friulano veicolare anche in situazioni minoritarie. Infatti i friulanisti sostengono di eliminare “la maggioranza all’unanimità” come condizione per adottare il friulano veicolare.

In secondo luogo questa non è certamente la strada per sostenere la nostra Regione dal punto di vista culturale, sociale ed economico. Oggi è invece necessario dare maggiore spazio all’insegnamento dell’inglese nelle sue varie forme come quello tecnico e commerciale. E’ lì che dobbiamo investire per dare modo ai giovani di essere preparati alle future sfide nel mercato del lavoro.
La nostra economia saprà mantenere standard elevati e aumentare lo sviluppo della nostra Regione solo se si investe nelle risorse umane e nella Scuola ed Università. Investire significa permettere ai giovani di apprendere quello che realmente serve per permettere loro di essere competitivi nei prossimi anni.

A mio parere serve potenziare l’uso delle lingue straniere economicamente per noi importanti ( inglese e tedesco ) ma è necessario anche formare le nuove generazioni a sapersi confrontare in scenari di mercato sempre più difficili. Ecco allora che vanno promosse iniziative formative che promuovano sempre di più le tecniche più evolute di management, dal commerciale fino alla gestione del controllo di qualità sia di processo che di prodotto. Abbiamo bisogno di risorse umane che puntino all’innovazione. Per formarle abbiamo necessità di riservare rilevanti stanziamenti di bilancio, non sicuramente per sostenere l’insegnamento del friulano veicolare che non aiuterà di certo a dare un futuro prospero alla nostra Regione.

Dal punto di vista politico il disegno di legge sul friulano va a contrastare con i principi di tolleranza e di rispetto delle diversità, elementi basilari su cui si fonda una vera società civile e liberale. E ed è molto preoccupante che il dibattito politico si debba concentrare ancor oggi su queste tematiche quando abbiamo di fronte a noi molti problemi legati al futuro economico e quindi sociale della nostra Regione.

Problemi che vanno affrontati con urgenza e responsabilità coinvolgendo tutte le componenti della società civile, ma che oggi sono praticamente estranei dal dibattito politico. Dibattito politico che mi auguro veda in prossimità delle consultazioni amministrative regionali la comparsa di nuova classe dirigente, più vicina ai problemi della quotidianità e realisticamente più preoccupata del futuro della nostra Regione.