giovedì 9 agosto 2007

Indulto, un anno dopo

di Luca Galvanini
La legge 241/2006, approvata definitivamente il 29 luglio 2006, ha introdotto il diciottesimo provvedimento di indulto della storia repubblicana. A distanza di un anno è opportuno fare qualche riflessione su quel provvedimento.
Anzitutto osserviamo che quello dell’anno scorso è il primo indulto a essere concesso senza un contestuale provvedimento di amnistia. Mentre l’indulto è una causa di estinzione della sola pena, l’amnistia va a incidere anche sul reato. Di conseguenza, come segnalato già a novembre dal Consiglio Superiore della Magistratura, l’80% dei processi in corso "finirà nel nulla". La macchina della giustizia verrà intasata in maniera abnorme, poiché tutti i processi relativi ai reati "indultati" si concluderanno, in caso di condanna, con l’applicazione di una pena che verrà interamente condonata.
Un’altra incognita, poi, riguarda la tipologia dei reati che sono stati inclusi nel provvedimento. Non si comprende per quale ragione siano stati inseriti reati di particolare gravità quali omicidio, rapina ed estorsione, che minano pesantemente la sicurezza comune, oppure reati contro la Pubblica amministrazione, che riguardano una percentuale pressoché nulla di popolazione carceraria e che, quindi, non hanno assolutamente contribuito allo sfoltimento delle carceri (motivazione primaria del provvedimento).
Da ricordare anche le polemiche relative alla decisione d’includere anche il reato di voto di scambio mafioso (art. 416 ter cod. pen.). A febbraio il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso ha segnalato che sono 26 i politici e gli amministratori locali che risultano indagati per voto di scambio "ma tutte queste indagini sono destinate a concludersi per effetto dell’indulto". L’esclusione dell’art. 416 ter sarebbe stata non una decisione politica ma semplicemente una scelta di senso comune. L’ennesima occasione mancata.
Sulla base di questi ultimi punti si è rafforzata l’opinione secondo cui la legge sia stata il frutto di uno scambio politico parlamentare e che, invece di raggiungere un accordo chiaro sulla base di una maggioranza qualificata, ci siano stati episodi di condizionamento da parte di alcuni gruppi che hanno fatto pressioni per interessi lontani da quelli dichiarati.
Per quanto riguarda l’impatto sul sistema giudiziario è stato sicuramente un duro colpo che è andato a sommarsi ai problemi strutturali già esistenti. Problemi peraltro segnalati anche dal Consiglio d’Europa che, nell’ottobre del 2006, ha classificato il sistema italiano tra i peggiori del continente, segnalandone le "gravi carenze strutturali" e sottolineando che i ritardi della Giustizia "causano violazioni ripetitive dei diritti umani e costituiscono una seria minaccia al principio dello Stato di diritto". In Italia la durata media dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello d’Appello, si attendono anche dieci anni per una sentenza definitiva.
La macchina della giustizia, inoltre, è gravemente indebitata: il fabbisogno delle procure perennemente più alto dei fondi disponibili, mancano i fondi per la benzina delle auto di servizio e per le spese di cancelleria e gli uffici acquistano a credito computer e carta. Il debito complessivo del Ministero della Giustizia ammonta a circa 250 milioni. Alla luce di questo drammatico quadro, si è deciso di applicare il beneficio anche alle pene pecuniarie. Sarebbe interessante ottenere una stima della cifra totale delle pene pecuniarie "indultate" per conoscere il totale dei soldi che non potranno essere reinvestiti nel sistema giudiziario.
Esaminando gli ultimi dati sappiamo che hanno goduto dei benefici del provvedimento 26.570 detenuti. La stima emessa dal Ministero della Giustizia, nell’invocare l’atto di clemenza, si aggirava intorno ai 15 mila detenuti. Una differenza notevole che, all’annuncio del provvedimento, avrebbe senza dubbio scosso maggiormente l’opinione pubblica.
Ultimo aspetto da considerare è appunto l’impatto sull’opinione pubblica nazionale. Dai sondaggi condotti dall’Eurispes è emerso chiaramente che soltanto il 14% condivide l’indulto nella forma in cui è stato realizzato e due italiani su tre sono contrari al provvedimento di clemenza.
Si riscontra, inoltre, che la legge sull’indulto ha indebolito la fiducia dei cittadini nella giustizia e ha aumentato il senso di insicurezza già diffuso. Nello specifico, la stragrande maggioranza degli elettori di destra e centro-destra (78,9%) esprime una netta contrarietà, ma l’avversione riguarda anche gli elettori di centro (69,5%) nonostante l’appello di Papa Giovanni Paolo II, che nel 2002 in visita al Parlamento italiano dichiarò:
"..senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società."
Appare evidente come l’appello del Romano Pontefice fosse strettamente legato alle condizioni di non vivibilità all’interno delle carceri, ma la portata complessiva di questo indulto ha investito situazioni totalmente estranee a quella problematica. Inoltre, risulta curioso il fatto che l’appello sia stato ignorato nella sua parte finale, cioè che non siano state disposte politiche di assistenza e reinserimento nella fase immediatamente successiva alla scarcerazione, in vista di un provvedimento di tali dimensioni.
Tra coloro che si riconoscono nell’area di sinistra o centro-sinistra, il 60% avrebbe preferito che l’indulto fosse applicato solo ad alcune tipologie di reato.
In conclusione il provvedimento di indulto, così formulato, non ci ha convinto come non ha convinto la stragrande maggioranza degli italiani. Sarebbe stato preferibile uno sconto di pena inferiore e un beneficio che non riguardasse le pene pecuniarie. Scelte diverse, relative alle tipologia dei reati, avrebbero potuto conferire al provvedimento quella responsabilità tanto menzionata in campagna elettorale da entrambi gli schieramenti.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravi ragazzi, affrontare temi così seri e importanti vi fa onore! Andate avanti che la gente sarà con voi!

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con la tua tesi: la legge sull'indulto dell'anno scorso ha indubbiamente reso la giustizia in Italia ancora più precaria. Questo a testimoniare come la politica oggi abbia necessità di cambiamento strutturale. I cittadini sono sfiduciati, il clima sociale e politico non è improntato al meglio, rischiamo un declino che tra dieci anni potrebbe darci problemi molto forti soprattutto legati al welfare. Quello che è accaduto con l'indulto è sotto gli occhi di tutti. I problemi delle carceri però non sono stati risolti, molti dei quali sono legati a situazioni di invivibilità molto spiccate. E poi va recuperato il senso di giustizia in Italia. Molte imprese estere preferiscono non investire qui da noi per le lunghe tempistiche nella giustizia, che spesso non dà certezze. Sono un garantista, convinto che solo l' efficienza e una politica giudiziaria a tutela degli onesti sia la premessa per un rilancio dell'Italia.
Alberto Sattolo

Luca Galvanini ha detto...

Condivido pienamente il tuo pensiero. Questo tema, inoltre, porta alla luce un altro problema: la divergenza tra la volontà dei cittadini e le decisioni della classe dirigente. I sondaggi hanno dimostrato chiaramente come la maggior parte degli italiani auspichi che siano investiti i soldi pubblici nel sistema carcerario. La gente è disposta a spendere soldi per ampliare le carceri al fine di sentirsi più sicura quando esce di casa. Ma la risposta del Parlamento al sovraffollamento delle carceri è stata un'altra. In questo caso l'azione politica è risultata essere in forte contrasto con l'opinone pubblica e non ha risolto affatto il problema. Con queste condizioni ha senso parlare di "rappresentanza"?

Andrea Simone Lerussi ha detto...

Il discorso sull'Indulto è molto interessante dal punto di vista giuridico, un po' meno da quello politico, ma poiche anche tale aspetto è stato affrontanto spenderò due parole anche su questo.
Non vedo grandi problemi di rappresentanza in parlamento per l'approvazione dell'indulto poichè il consenso richiesto per la sua approvazione è stato molto ampio. E' importante ricordare ad onor del vero e per rendere giustizia chi non ha votato il provvedimento: Alleanza Nazionale, Italia dei Valori, Lega Nord e Partito dei Comnisti Italiani. Il provvedimento d'indulto era nel programma dell'attuale maggioranza di governo, quindi la maggioranza degli italiani che lo hanno votato erano favorevoli all'indulto e già nel dicembre 2005 Forza Italia ed UDC avevano votato a favore della proposta d'Indulto dei Radicali senza però che fosse raggiunta la maggioranza richiesta. Quindi direi che più dei 2/3 degli italiani sapeva che l'Indulto sarebbe stato votato dal partito che ha scelto alle elezioni.
Venendo al giuridico personalmente non sono favorevole all'indulto in generale, ma non mi scandalizzo che venga usato come valvola di sfogo delle carceri. Che l'edilizia carceraria sia l'unica soluzione definitiva per il problema è evidente, ma lo è da 50 anni senza che nessuno abbia mai fatto nulla.. Nessun Governo "sperca" le già poche risorse per costruire carceri, piuttosto utilizza le risorse in manovre economiche che possono avere un più facile riscontro elettorale. L'articolo 27 della Costituzione richiede che la pena sia rieducativa per il condannato, se non lo è, mi pare logico che non si possa continuare la somministrazione della pena.
Un altro elemento da conisderare è il basso tasso di recidività che si è riscontrato nei detenuti indultati, vicino all'11%, quando quello normale dopo l'esecuzione della condanna è del 50-60%. Si può quindi dire, che seppur l'indulto non renda giustizia alle vittime, ha dimostrato di aver costituzionalmente funzionato.
Sono anche io sorpreso che non sia stato abbinato il provvedimenti di amnistia all'indulto, ma motivi politici e numerici non lo hanno consentito purtroppo..

Anonimo ha detto...

Io sono invece davvero inclemente. La legge è tale e deve essere rispettata con tutte le sue conseguenze . Essa è nata per rispettare la virtù civica! quindi voto no all' indulto!
Penso che questa sia stata solo una mossa politica per recuperare qualche misero voto e per nascondere l'impotenza dello stato italiano! gli americani muovono l'economia offrendo lavoro tramite la costruzione di carceri mentre noi non solo non muoviamo l'economia ma ci facciamo anche ammazzare! l'indulto, a mio avviso, è anti costituzionale e contro i diritti umani!
Marco Snaidero

Andrea Simone Lerussi ha detto...

Ok, sono d'accordo con il giudizio personale contrario all'atto dell'indulto, anche io ho espresso un parere negativo.
Ma l'idulto è necessariamente Costituzionale proprio perchè lo prevede la Costituzione. E comunque, che si sia favorevoli o meno, l'indulto è una legge esso stesso al medesimo livello nelle norme penali. Comuque questo è un discorso più giuridico.
Tu dici che è stata una manovra elettorale per recuperare voti.. Ma da parte di chi dato che ha avuto un appoggio trasversale in parlamento al di la degli schieramenti politici?

Luca Galvanini ha detto...

Il problema della rappresentanza che ho sollevato (più che altro come provocazione) non si riferiva al numero di parlamentari che hanno votato a favore, bensì al fatto che è stato approvato un provvedimento che, nei termini in cui è stato realizzato, ha trovato la disapprovazione di 8 italiani su 10.

Inoltre mi sembra un pò semplicistico sostenere che chi ha votato l'attuale maggioranza fosse favorevole a questo indulto, principalmente per due motivi: perché nel programma dell’Unione ovviamente non venivano specificati i dettagli “tecnici” e poi perché i sondaggi (Eurispes) hanno dimostrato che cmq anche tra chi ha votato l'attuale maggioranza avrebbe preferito un indulto meno ampio.

La nostra costituzione impone che la pena debba tendere alla rieducazione del condannato e a mio avviso la soluzione più responsabile è quella di migliorare le strutture per garantire una dignitosa vivibilità all’interno delle stesse. Non dobbiamo dimenticare che la nostra Costituzione tutela i carcerati ma, ben prima, tutela anche l’integrità fisica e morale e la proprietà privata.

Con riferimento alla “riuscita” dell’indulto potremmo citare, senza andare lontano, il caso di Udine: come avrete letto sul Messaggero il carcere di via Spalato a distanza di un anno dall’indulto è di nuovo prossimo alla soglia di sovraffollamento. Possiamo solo sperare che il resto delle case circondariali italiane non segua lo stesso esito.

Domanda: se fra 3 o 5 anni il numero dei detenuti tornerà a sforare, voteranno un altro indulto, in modo da abolire ufficialmente la certezza della pena (che in Italia è già in crisi)?

Andrea Simone Lerussi ha detto...

Indubbiamente concordo sul fatto che l'indulto è la scappatoia politica per eccellenza all'inefficenza dell'edilizia carceraria, ma nel momento che le carceri sono piene, anche se la colpa è dei politic che non hanno per 50 anni costruito nuove strutture, che si può fare se non l'Indulto?

Il commento sulla "riuscita" dell'Indulto è nel senso dell'atto di clemenza, non come risoluzione del problema.. Cioè intendo che l'Indulto ha dimostrato che l'atto di clemenza non è stato vano dal lato rieducativo e che la parte di pena scontata dai detenuti in percentuale è stata più rieducativa di chi sostiene una pena completa, come dimostrano i dati statistici.

Rimane fermo il punto, che voglio ribadire per non essere frainteso che ci sono solo due modi per risolvere il problema dell'affolamento delle carceri:

1)La depenalizzazione dei reati "minori".;

2)La costruzione di nuove strutture;

La terzia via rimane l'Indulto ripetuto ciclicamente che però dovrebbe essere solo una valvola di sfogo temporanea ed eccezionale per risolvere situazioni di crisi, non la regola..

Che poi la gente ex post sia contraria all'Indulto non mi sorprende, sia perchè un provvedimento effettivamente comlesso da comprendere sia perchè i 50-60 anni di storia della repubblica hanno insegnato che i cittadini non apprezzano mai ciò che il governo svolge, con il famoso discorso che alla fine il governo successivo vince solo per l'incapacità del precedente e così via..

Anonimo ha detto...

Premesso che la mia citazione di incostituzionalità era nettamente una citazione PERSONALE. Io, e ribadisco io, ritengo che l'indulto è anti costituzionale perchè ,anche se legittimo, viola un diritto più grande quale il diritto alla sicurezza che ogni cittadino deve avere!
Poi ritengo opportuno ascoltare chi indubbiamente ne sa di più di me in materia, sono fiero e voglioso di imparare! quindi vi ringrazio dell'appunto.
Rimango cmq dell'idea che la costituzione va interpretata, e aggiustata in questo caso. Concludendo una domanda ,se tu vivessi in uno stato dove sai che la legge non transige e non ti ascolta, ma ti punisce, e non ci sono scappatoie, commetteresti un reato, anche se minore? con la consapevolezza che ti sbattono dentro senza ripensarci su?
Costituzione permettendo! :)

Andrea Simone Lerussi ha detto...

Avevo comunque capito che avevi usato il termine "anticostituzionale" per dire che secondo te va contro logica e giustizia, ho solo voluto precisare.. Anche perchè la nostra Costituzione non è quella Americana e nella nostra non c'è un esplicito riferimento al diritto di sicurezza del cittadiono, ma c'è invece l0obbligo che la pena sia rieducativa per il condannato..

Sulla tua domanda invece ci sono due linee di pensiero in generale.. Mettere in "galera" chiunque commetta un reato, anche minore non è detto che funzioni, anzi.. E' stato dimostrato da un po' di tempo che più si abusa della condanna penale e più reati ci sono, cioè esattamente l'inverso di quello che uno si aspetterebbe per logica.. Perchè così facendo si innalza il livello generale di "rimprovero" che la sanzione dovrebbe avere..
Vedere però il sistema italiano con un sistema che non fa scontare la pena, mi sembra errato, poichè l'ultimo indulto o amnistia, non ricordo bene, risale al 1990.
Lo scopo della pena nel nostro ordinamento non è in se quello di punire chi ha violato la legge, bensì di prevenire che questo accada e di eventualmente sanzionare chi ha commesso un reato in modo tale che dalla sanzione impari e comprenda che ha sbagliato.. In quest'ottica l'indulto ci può stare tranquillamente anche se all'apparenza sembra un'ingiustizia verso le vittime della criminalità..

Anonimo ha detto...

Secondo me l'unica soluzione è la creazione di nuove efficienti strutture. Il discorso sulla costituzionalità o meno dell'indulto è interessante, ma allo stesso tempo inutile perchè non fa altro che aprire un discorso teorico (che negli ultimi tempi piace molto alle folle) su un problema alquanto pratico.
In Italia da sempre vi è questa "mania" di interpretazione straoridnaria della legge.....ci siamo ormai, purtroppo, abituati alle vie di fuga per evitare o risolvere i problemi che incontriamo durante il viaggio....è ora di cambiare! Fare un passo indietro, ragionare e ripartire.
L'indulto, per lo più trattato in questo modo, è stato l'ennesimo cancro per il Paese.....i diritti dei carcerati hanno davvero rotto le scatole. Iniziamo a pensare prima ai diritti della gente che vive onestamente e poi, solo in un secondo momento, a quelli di chi, per un motivo o per un altro, ha scelto di commettere un crimine....
I carceri sono pieni? Se ne fanno di nuovi....da sempre tutti sanno che "chi sbaglia, paga!"

Anonimo ha detto...

NIcolò hai tutto il mio appoggio!!
NO INDULTO!!
Cerchiamo piuttosto di rendere la giustizia italiana molto, ma molto più efficiente ! Punendo con giustizia.. e ribadisco GIUSTIZIA!
Parola dimenticata da molti anni, basti vedere coloro che governano il paese, chi vi hanno messo a capo!! con tutto il rispetto naturalmente...

Andrea Simone Lerussi ha detto...

Quando una persona commette un reato viene penalmente sanzionato. Questo avviene, non perchè alla vittima verrà restituito il diritto leso, ma perchè la società per autotutelarsi deve reagire alle ingiustizie evitando che queste avvengano. Pertanto ad una vittima a cui per es. è stato ucciso un parente, non cambia molto a livello pratico se il reo viene punito con una pena piuttosto che con un'altra, perchè nessuno comunque potrà fare qualcosa di concreto per ridare alla famiglia la persona scomparsa. Dico questo per evidenziare che la pena non è una vendetta, ma un sistema per riabilitare il condannato al vivere in società.. Essendo io un liberale, mi preoccupo più di chi la libertà non ce l'ha, di chi invece ha già questo diritto. Poichè ritengo sempre valido l'assunto che è meglio lasciere libero un colpevole che incarcerare un innocente, è essenzale in una società moderna anche guardare ai diritti dei carcerati, in quato loro, come tutti gli altri cittadini sono persone sullo stesso piano dal punto di vista umano e sociale. E come credo tu sappia, Niccolò, il professor Zanotti insiste sempre molto su questo punto nel suo corso..